Le attività della commissione insediata a Ravenna sotto la direzione dell’arcivescovo del luogo, Rinaldo da Concorezzo, sono ben note. Istituita nel settembre 1309, essa sovrintende alle inchieste diocesane. Poi, conformemente alle direttive della bolla Faciens misericordiam, è riunito un concilio provinciale; tiene due sessioni, nel gennaio e nel giugno 1311, nel corso delle quali sono esaminati i verbali. I templari di Piacenza, Bologna, Faenza compaiono ancora un’ultima volta. Sono dichiarati innocenti anche dall’inquisitore francescano; solo i due inquisitori domenicani criticano l’arcivescovo e rifiutano la sentenza. Si rivolgono al papa, che ordina all’arcivescovo di riprendere l’inchiesta, rimproverandolo di non aver applicato la tortura. Rinaldo da Concorezzo, che non riconosce la validità delle confessioni ottenute sotto tortura, rifiuta e chiude la vicenda. I suoi colleghi di Pisa e di Firenze non hanno avuto la stessa fermezza e hanno ripreso gli interrogatori ricorrendo alla tortura. A Venezia l’Inquisizione è nelle mani del doge. I templari sono lasciati tranquilli e possono rimanere nella loro casa.
A. Demurger, I templari. Un ordine cavalleresco cristiano nel medioevo, Garzanti 2006, p. 463